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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza e Via di S. Martino ai Monti (R. I – Monti)  (nella piazza confluiscono: via dei Quattro Cantoni, via Giovanni Lanza, via in Selci, via Equizia, via dello Statuto e via di San Martino ai Monti che arriva fino a via Merulana)

La piazza e la via [1] hanno preso il nome dal titolo della Chiesa che fu prima detta “in Thermis”; “de Monteria”; "de Montibus” .

"In Thermis” perché prossima alle terme iniziate da Domiziano (81-96) e compiute da Traiano (98-117) sulla cima del Colle Oppio e prolungantisi sull’Esquilino.

Nel IV secolo le terme erano ancora in uso, ma fu appunto nell'angolo nord-est di esse che papa Simmaco (498-514) costruì la Chiesa attuale, il cui basamento, in parte allo scoperto, a sinistra dell'abside, consiste in grossi quadri di tufo tolto dalle prossime mura serviane.

in Orphea” in ricordo del “lacus orfei”, fontana che fino dai tempi di Marziale (40-102 d.Ch.), era prossima alle Carinae, zona così chiamata per due enormi rocce, alle falde del “Cispius”, a forma di carene di nave.

Sotto l’abside della chiesa furono trovate alcune stanze, del migliore stile romano, ed un portico interrato che correva sulla stessa linea del lato settentrionale della Chiesa.

La cornice esterna dell'abside è composta di mensole romane e frammenti di lacunari [2] romani.

L'antica chiesa del prete Equizio giacerebbe invece ad occidente, proprio sotto il colle Oppio, e venne alla luce nel 1650.

Dice il libro pontificale: "fecit (Silvestro I) in urbe Roma in praedio cuiusdam presbiteri sui qui cognominabatur Equitius, iuxta thermas domitianas quam titulum romanum constituit et usque in hodiernum  diem appellatur titulus Equitii”.
Il pio Equizio infatti, prete di papa Silvestro (314-335), dette la sua propria casa, forse già “titulus” destinato ad adunanze dei cristiani, col terreno annesso, per la costruzione della chiesa che papa Silvestro fece dotare dall'imperatore Costantino.

Più tardi, San Martino ai Monti fu anche detto « titulus S. Silvestri » [3] perché questo Papa, vi riunì, circa nel 324, un sinodo al quale intervenne anche il “praefectus Urbis”,  sinodo che deliberò contro Ippolito, Callisto e Vittorino, ariani.

Nella chiesa è sepolto Furius Dionisus Philocalus, il calligrafo che compose l’alfabeto delle epigrafi di papa S. Damaso (384-399).

Sergio II (844-847), Leone IV (847-55) e Innocenzo III (Lotario dei Conti di Segni - 1198-1216) restaurarono nel tempo la chiesa.

Fino al XIII secolo restò ai preti secolari, poi fu affidata ai Carmelitani scalzi e Paolo IV (Gian Pietro Caraffa - 1555-1559), dopo i restauri eseguiti dal cardinale nipote, Carlo Carafa (1517-1561), vi restituì l'antica stazione quaresimale.
Anche san Carlo Borromeo riparò il soffitto (1538-1584) e nel 1650 il Generale dei Carmelitani ne fece un completo restauro e fu in quei lavori che si scoprì l'antico “titulus Equitii”. Ancora lavori furono eseguiti nel 1676 e 1780.

Nel secolo XIV la località adiacente alla chiesa veniva chiamata "il carnaro".

Nella piazza, dietro l'abside [4], due torri medievali: A sinistra di chi sale, quella dei Cerroni, passata poi ai Graziani, adesso incorporata da un convento, e, a destra, l'altra degli Arcioni che fu poi dei Capocci [5] e fece parte del loro castello.
La torre è adesso alta metri 36,10 ma era poco inferiore a quella delle Milizie.

Sulla piazza di San Martino ai Monti, sempre prossima all'abside della chiesa, fu trovata, nel 1885, una piccola cappella mitriaca, eretta per un culto privato.
Il suo proprietario dovette, probabilmente, chiuderla lui stesso dopo gli editti di Teodosio.
Grazie a questa circostanza, la cappella è rimasta in uno stato di perfetta conservazione; nelle scale esistevano ancora due "geni" portatori di lampade, guardiani dei luoghi, l'altare in marmo e in fondo la statua di Mithra che immola il toro.  Furono trovate anche dodici lampade rappresentanti i dodici segni zodiacali [6].

Il Monte Cispio, dove si trova la chiesa, era sacro dai tempi più remoti a Giunone Lucina per un buco dal quale credevasi uscita la voce che prescrisse alle donne sterili di offrire la palma della mano ai colpi dei luperci per divenire feconde.

Ivi, più tardi, fu dalle matrone romane dedicato un tempio dove cominciò a celebrarsi il sacrificio del 1º marzo (Matronali).

La celebrazione delle “Matronali” avveniva con sacrifici a Giunone [7].

In questo primo giorno dell’anno (marzo nel calendario di Romolo), libertà piena ai servi con cene apprestate dalle padrone, regali fra coniugi [8] e offerte: fiori dalle ragazze a Giunone Lucina.

Al n°20 della via si può vedere la casa del Domenichino (Domenico Zampieri – 1581-1641).

____________________

[1] )            La piazza e la via si trovano dietro l’abside della chiesa che ha il suo ingresso in via del Monte Oppio n. 28.

[2]              Riquadri del soffitto

[3] )            È di non facile soluzione la distinzione tra Titulius Equizii e Titulus Silvestri. Alcuni ritengono siano lo stesso Titulus che si trova sotto la chiesa di San Martino ai Monti, altri ritengono che, pur avendo il “padre Equizio” venduto a Silvestro il terreno con alcuni edifici già  esistenti, per permettergli di farne il suo Titulus, il Titulus Equizii fosse da un’altra parte alle falde del colle Oppio (Sembra che questo titulus sia stato ritrovato in uno scavo, non meglio identificato, nel 1650).

[4] )            Nell’angolo di Via Giovanni Lanza con via 4 Cantoni, ove sorge la torre dei Cerroni, si pensa fosse il tempio di Giunone Lucina. L’edificio era il più importante del Cispio, ed il cui culto si faceva risalire a Tito Tazio. Il tempio, propriamente detto fu costruito nel 315 a.Ch. in luogo di una cappella più antica e fu dedicato il 1° marzo con feste Matronalia. Per la protezione della Dea sui parti, era molto popolare ed il suo culto si protrasse fino al tardo Impero.

[5] )            Giovanni Capocci interruppe Innocenzo III (Lotario dei Conti di Segni - 1198-1216) rimproverandogli “La tua bocca è bocca di Dio, ma le tue opere, sono opere del diavolo”.(sec. XIII). I Capocci originerebbero dalla gente Capona o Caponia di Tibur, venuti a Roma nel 1122.

[6] )            Elementi d'Archeologia cristiana di Horace Marucchi, pag.319 – edition Desclée, Lefevre – 1902 Paris-Rome.

[7] )            Qui, ogni 1° del mese, a mezzo “Regina sacrorum” moglie del Re Sacrificolo (Livio, libro II, 2), si sacrificava una troia e un agnello.

[8] )            Per lo più ombrello e chiave, il 1° simbolo di tutela e onore, la 2a pegno ed augurio di facili parti.

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Lapidi, Edicole e Chiese lungo la via:

- Piazza di San Martino ai Monti
- Via di San Martino ai Monti
- Chiesa di San Martino ai Monti
- Chiesa di San Martino ai Monti - Lapidi

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